, Sulla quale si registra un certo ritardo nell'ambito degli studi fenici. Per le pratiche e i metodi dell'archeologia del rito cf. ad es, Lepetz e Van Andringa, 2008.

V. Erodoto, . Appiano, and . Viii, , pp.84-89

P. Cicerone, V. I. Scauro, D. Luciano, and D. Syria, , vol.6

A. Parte-le-tariffe, di seguito le altre attestazioni: KAI 26 (Karatepe, bilingue in fenicio e in lingua luvita e scrittura geroglifica, VIII sec

, KAI, vol.37

, III-II sec. a.C.; attestazioni dubbie), Dougga N5, Hammam Darradji N1, vol.3807, pp.34-35, 2008.

Z. Nella-tariffa-di-marsiglia-compaiono-le-espressioni and . ?d-«sacrificio-di-cibo/pane/farina, Potrebbe anche trattarsi di un «sacrificio di caccia»), ZB? ?MN «sacrificio di olio (o di grasso)» e ZB? BMN?T «sacrificio in forma di offerta vegetale (?)». Il termine MN?T «sacrificio/offerta vegetale» è attestato in diverse iscrizioni: CIS 14 (IV sec

, KAI 43 (III sec. a.C., Larnaca)

, Maktar N64 e Hr. Medeine N1 (II sec. a.C. -II sec, 2008.

, Ciò potrebbe riguardare anche i sacrifici umani (i quali non sarebbero differenziati concettualmente da quelli animalivegetali) considerando che alcune delle iscrizioni citate alla nota 8 sono iscrizioni tipo-tofet, 2018.

M. G. Amadasi-guzzo-in-grottanelli-e-parise, , pp.467-468, 1988.

, Per le traduzioni proposte vedi la bibliografia citata alla nota 4

, Amadasi Guzzo in Grottanelli e Parise, vol.7, pp.104-105, 1988.

, Il nome è attestato sia al singolare che al plurale

A. Guzzo, III sec. a.C.); CIS 132 (Gozo, II sec, Jongeling 2008: Hr. Medeine N1; Labdah N13, vol.16, p.19, 2012.

, Nelle tariffe l'offerente è chiamato B'L HZB?, espressione letteralmente traducibile come «padrone del sacrificio

, Oltre che nelle tariffe, il termine MZB? è attestato, al singolare e al plurale, nelle seguenti iscrizioni: Bordreuil e Doumet-Serhal, vol.2013, pp.100-102

, KAI 10 (Biblo, V sec. a.C.; altare di bronzo)

, KAI, vol.32

, KAI 58 (Atene, IV sec. a.C.); Garbini, p.80, 1965.

, sec. a.C.; ????? nella versione greca); CIS 140 (Cagliari, III sec. a.C.; altare di bronzo), pp.42-43

, KAI 77 (Cartagine, III-II sec. a.C.; altare di pietra)

, Jongeling 2008: Bir Tlelsa N1 e Labdah N19 (I sec. a.C. -I sec. d.C.; ara nella versione latina di quest

, KAI 173 (Bitia, II-III sec. d.C.)

. Ciò, considerando sia la difficolta di cuocere la carne su strutture tipo-altare sia il fatto che nella maggior parte dei casi archeologici per i quali siano disponibili informazioni in proposito le carni sembrano bollite: si vedano gli esempi di Kition-Bamboula (X-IV sec. a.C.; Gardeisen et alii 2015) e Tas Sil? (II-I sec. a.C.; De Grossi Mazzorin e Battafarano 2012). Una costatazione analoga è stata fatta per il mondo greco (Ekroth 2014: 327), a dispetto dell

, Ciò appare confermato da una delle tariffe (CIS 170) nella quale compare l'espressione «quanto non va sull'altare» con probabile riferimento alle parti dell'animale, probabilmente bruciate, destinate ad essere offerte alla divinità

, Vedi la bibliografia citata alla nota 6

, Ciò trova corrispondenza nel mondo greco e romano, dove appare sempre più evidente lo scarto fra la "norma" fissata nelle fonti letterarie e la prassi rituale restituita dagli scavi archeologici, Ekroth, 2014.

, ), la favissa F.2950 (VI sec. a.C.; Nigro et alii 2012: 8-33) e i pozzi "sacri" P.2927 e P.1660 (V sec. a.C.; Nigro et alii 2012: 34-57) del complesso del "Kothon" di Mozia, la fossa di Garvão (IV-III sec. a.C.; Gomes e Tavares da Silva, ) e la vasca 52 del tempio di Tas Sil?, pp.105-107, 1994.

, Corrado et alii, Fantar, p.150, 1986.

, Ad es. nel santuario del lago di Venere a Pantelleria (deposito di IV sec. a.C.; Wilkens, 2006.

, Ad es. nel santuario in grotta di Es Culleram a Ibiza (IV-II sec. a.C.; Pérez 2003), nella favissa F.2950 (VI sec. a.C.) e nel pozzo P.2927 (V sec. a.C.) del complesso del "Kothon" di Mozia

, Kition-Bamboula (X-IV sec. a.C.; Gardeisen et alii 2015), Kition-Kathari (IX-IV sec. a.C.; Nobis 2000) e Pantelleria (VI-I sec, pp.14-18, 2006.

, A Utica è stato recentemente scavato un pozzo in cui, al momento dell'obliterazione (fine IX sec. a.C.), erano stati deposti oltre 500 resti animali, molti dei quali con tracce di uccisione, macellazione e/o consumo, insieme a un gran numero di vasi da mensa. Si tratta evidentemente dei resti di un grande pasto collettivo, la cui funzione rituale resta tuttavia dibattuta: Cardoso et alii, Ritrovamenti di questo tipo sono segnalati a più riprese, ad es. a Garvão (nota 27), Mozia (note 26-27) e Tas Sil? (Corrado et alii, pp.39-40, 2002.

, Per un esame complessivo delle diverse iscrizioni/sigle incise o dipinte sulla ceramica proveniente dal santuario: Amadasi Guzzo 2011; Frendo e Mizzi 2015 (per la sigla LT è stato proposto, tra le diverse ipotesi, che possa costituire un'abbreviazione di L'?TRT o, meno probabilmente, di LTR(W)MH «per l'offerta»). Per i contesti di rinvenimento cf, pp.317-318, 2007.

V. Bonanno-e, , p.159, 2015.

, Per Kition, 24 bucrani rinvenuti sul piano di frequentazione del tempio, vedi Karageorghis 2005: 95. Per Ibiza (le teste dei caprini sono pressoché sistematicamente cremate, mentre sulle altre ossa sono stati identificati segni di macellazione/scarnificazione che ne attestano il consumo, 2003.

, Indicazioni in questo senso provengono anche dai tofet (D'Andrea 2018b: 85) e dalle necropoli, dove in diversi casi sono stati rinvenuti solamente i crani degli animali oppure i corpi integri ma privi di testa (vedi ad es, 2018.

. Vedi, Marx, 1988.

. Del-olmo-lete, Nei testi rituali di Ugarit, le parti animali menzionate in relazione ai sacrifici sono il muso, il collo, il cuore, Prescendi, pp.25-26, 2000.

. Sidone, College site, deposito di fondazione, vol.31

C. Mozia and . Del, Kothon

T. Sil? and . Di-astarte, nota 27; netta prevalenza degli elementi scheletrici del lato sinistro dei caprini, vol.52

A. Sidone, nel santuario del College site sono stati rinvenuti cinque vasi da conservazione contenenti resti selezionati di bovini, caprini e pesci con un'importante resa carnea (Chahoud 2015: 18). A Cartagine, nell'edificio di probabile funzione cultuale di Rue Ibn Chabâat (VI-II sec. a.C.) è stato messo in luce un deposito datato alla metà del III sec. a.C. caratterizzato da tre anfore contenenti resti di caprini (Ovis e Capra), maiali, pp.433-434, 1995.

, I resti cremati di uno stesso animale erano distribuiti in due-quattro vasi

, Resta tuttavia l'impossibilità di determinare di che animali si trattasse (V. Tusa parla genericamente di grossi mammiferi) e se essi fossero deposti integralmente o meno

, Porfirio (Astinenza, II, 26; III sec. d.C.) afferma che Siriani ed Ebrei bruciano interamente gli animali sacrificati, senza consumarne nulla, secondo un'usanza tramandata dai loro padri, contrapposizione alle usanze del mondo greco

, Una constatazione analoga può essere fatta per il "sistema" ittita: Mouton 2017. Per quanto riguarda il mondo greco

, Santuario di Kition-Kathari, VIII sec. a.C.: 24 bucrani rinvenuti in un deposito collocato sul piano di frequentazione del tempio, davanti l'ingresso della cella, vol.3, 2005.

, Si pone, in proposito, la questione dell'esistenza di carne "profana". La prevalenza dei caprini nella prassi sacrificale trova anche una giustificazione di carattere economico e in effetti si constata pure negli altri, 2015.

, Sebbene questi molluschi possano essere presenti nei depositi in maniera accidentale, in diversi casi essi appaiono associati a pratiche rituali in virtù del loro valore alimentare e (soprattutto per alcune specie di bivalvi) simbolico

, Kition Kathari), 28 (Tas Sil?) e 38 (Cartagine e Sidone). Per i casi in cui i cani sono implicati in riti sacrificali vedi D'Andrea, p.27, 2018.

. Per-un-esame-specifico-dei-contesti:-d'andrea, Diverse evidenze relative all'uso del maiale nei riti sacrificali provengono dal complesso religioso del "Kothon" di Mozia e una presenza piuttosto importante dell'animale è stata messa in luce nello studio dell'assemblaggio faunistico del santuario C7, 2019.

. Fig, Diversi resti di cervidi sono presenti anche nel "santuario" di Abul (fine VI -V sec, vol.2, pp.25-26, 2000.

, Vedi nota 25. Nella cella del tempio di Sidone (XIV-XII sec. a.C.) è stato rinvenuto un frammento della tibia di un giovane daino con tracce collegate al consumo dell'animale

, In alcuni casi, come a Monte Polizzo e Tarquinia, è stata evidenziata la presenza di elementi punici nei contesti santuariali caratterizzati dalla presenza di questo tipo di sacrifici, pp.298-299, 2014.

. Nei-santuari-di-kition-kathari, Testudo graeca o hermanni) e, più raramente, di tartarughe marine (Chelonia) 51 . I contesti più interessanti sono quelli del complesso del "Kothon" di Mozia: tre resti di testuggine facevano parte del deposito di obliterazione del pozzo P.1660 (Nigro e Spagnoli 2012: 57). Nell'area antistante al tempio attribuito ad Astarte è stato messo in luce un deposito in fossa segnalato da due grandi ciottoli (uno bianco e l'altro nero) datato al V sec. a.C. (Nigro 2016: 238-239) 52 ; sul deposito era collocato un carapace di tartaruga con un'iscrizione di almeno cinque, Tell Sukas e Tas Sil?, oltre che in quelli del Bronzo tardo di Sidone e Tell Kazel, sono stati rinvenuti resti di testuggini

, Il deposito era costituito da uno stampo in terracotta per focacce, un idolo in argilla, un cembalo in bronzo, un flauto in osso realizzato con un metacarpo ovino, ceramica, un peso da telaio e una laminetta in bronzo

, VI-IV sec. a.C.), da sud-est (Chiarenza 2007: 196, Fig. 9); 2, Solunto, vano A dell'area sacra: altare con vaschetta laterale (IV sec. a.C. -I sec. d.C.), da ovest (Famà 1980: 13, Fig. 11); 3, Selinunte, Alcuni degli altari attribuiti alla tipologia "a tre betili": 1, Selinunte, Gaggera: altare ad ovest del tempietto del Meilichios, vol.257, 2012.

M. , Cappiddazzu": altare antistante l'edificio, angolo sud-ovest del recinto, da nord

, Ciò si potrebbe ipotizzare sulla base dei rinvenimenti effettuati a Utica: l'assemblaggio faunistico del pozzo (nota 32) conteneva due resti di testuggine che recavano segni di bruciature derivanti, secondo gli autori, dalla cottura a scopo alimentare. Può risultare interessante in proposito il racconto di Plinio (IX, 12) relativo alla cattura di tartarughe da parte dei Fenici presso il fiume Éleutherus

. Per-i-due and . Scarabei, 29/15 e 16. Cf. L. Nigro in Nigro e Spagnoli, p.57, 2003.

, Acquaro e Castaldo 2015 (secondo questi ultimi, l'iconografia sarebbe la trasposizione visiva dell'invenzione della lira narrata nell'Inno a Hermes)

D. Ateneo, . Diogeniano, . Proverbi, and C. Zenobio, , p.56

, Vedi nota 38

, Trialo Nord", con una datazione compresa tra VI e III sec. a.C. Gli altari del Meilichios e della Malophoros sono datati al VI sec. a.C., ma è stato proposto che essi abbiano assunto la configurazione "a tre betili" soltanto dopo la conquista cartaginese di Selinunte, Nelle aree sacre del Meilichios, della Malophoros e del, pp.181-184, 2007.

, IV sec. a.C. -I sec. d.C. La datazione dell'altare resta anche in questo caso problematica, pp.182-183, 1980.

D. Vincenzo, , pp.188-196, 2012.

D. S. In and . Vincenzo, 2012: 261): «un altare di conseguenza non può essere esso stesso un betilo, ma deve invece disporsi di fronte a uno o più betili». Inoltre, essendo il betilo una rappresentazione aniconica della divinità, esso dovrebbe essere collocato all'interno del santuario e non all'esterno come accade invece per la maggior parte degli altari considerati

T. Mozia, Sil? e ipoteticamente a Selinunte (Fig. 5, 1-2) 60 , oppure associate all'interno della stessa piattaforma, come accade a Sarepta, Tell Sukas e probabilmente Tell Kazel (Fig, vol.5

I. Specificità,

. Mozia, VIII-V sec. a.C.). Nell'area sacra sull'acropoli di Selinunte un'installazione utilizzata probabilmente per libagioni è collocata nello stesso vano di un'installazione sacrificale costituita da un altare a tavola e da una vasca (IV-II sec, Chiarenza 2011: 43), vol.2010, pp.149-150, 2005.

V. Santuario-g2-g3 and . Sec, Chantier 1, fase 1, metà IX -metà VIII sec. a.C.). Si veda anche il caso del santuario B1 di Tell Tweini (VIII-VII sec. a.C.; Bretschneider et alii, Gubel, vol.1970, pp.87-90, 1975.

, tempio di Astarte, area antistante l'ingresso dell'edificio (VIII-V sec. a.C.), da est (Bonzano 2016: 169, Fig. 4); 2, Mozia, complesso del "Kothon", adyton del Tempio C5 (VIII-VII sec. a.C.), da ovest (Nigro 2010: 25, Fig. 25); 3, Sarepta, sacello 1, al centro della parete di fondo (VIII-VII sec. a.C.), da est (Pritchard 1975: Fig. 35); 4, Tell Tweini, santuario B1, area centrale dell'edificio (VIII-VII sec. a.C.): porzione settentrionale della piattaforma-altare con lastra forata, Fig. 5. Installazioni sacrificali costituite da un altare alto o basso e una lastra forata o un bothros: 1, Tas Sil?

. Gli, sistema sacrificale" fenicio, anche se naturalmente ciò non significa che essi fossero condivisi ovunque e in tutte le epoche. I sistemi più prossimi, senza che vi sia però un'esatta corrispondenza, sono quelli della regione levantina, e ciò ancora al tempo delle tariffe cartaginesi. Del resto, il profondo radicamento della ritualità fenicia è ampiamente testimoniato dai fenomeni di continuità che si producono a seguito della conquista greca, per l'Oriente, e romana per l'Occidente. Alle costanti, si accompagnano evidentemente tutta una serie di varianti locali che costituiscono il risultato di fenomeni di contatto e interazione particolarmente intensi in contesti aperti

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