Attraverso la città. Una lettura dei mawlid in Egitto
Résumé
Agli inizi di febbraio 2011, mentre gli oppositori del presidente
Mubarak occupavano piazza Tahrir al Cairo, il giornale egiziano «al-Dostûr» titolava:
Mawlid al-hurriya midan Tahrir [Mawlid della libertà in piazza Tahrir].
Il mawlid (in arabo: «anniversario») è una celebrazione in onore di un santo,
organizzata ogni anno intorno al mausoleo a questi dedicato. Mawlid significa
letteralmente «celebrazione», ma, nel senso comune, il termine rimanda anche
a un grande assembramento di persone in uno stesso luogo.
Il parallelismo e l’allusione proposti dal quotidiano «al-Dostûr» non appaiono
del tutto incongrui nel proporre la comparazione tra l’inedita fase
di contestazione rivoluzionaria che agitava la piazza del Cairo e i festeggiamenti
tradizionali del mawlid. Nel corso del XX secolo, i governi egiziani, pur
nella loro diversità, sono stati accomunati dal fatto di aver dichiarato illegale
quasi ogni forma di manifestazione. In questo quadro, i mawlid hanno rappresentato
le rare occasioni possibili e ricorrenti di assembramento di folle, nonostante
che siano stati spesso autorizzati previo controllo costante delle autorità e,
in alcuni casi, anch’essi vietati. Seguendo il suggerimento di Hannah Arendt,
secondo cui lo spazio pubblico potrebbe essere visto come «spazio potenziale
d’apparenza tra gli uomini agenti e parlanti», possiamo leggere questi
eventi come delle forme di spazio pubblico; effimero, ma – data la ciclicità delle
celebrazioni – ricorrente. È certamente per questo loro carattere complesso e
pubblico che le autorità (di governo o religiose) hanno trattato i mawlid con
prudenza, quando non con vero e proprio sospetto.
L’impossibilità, da parte delle autorità, di bandire e abolire del tutto i pellegrinaggi
e le feste religiose come i mawlid, non ha impedito il tentativo di contenerli,
neutralizzarli, canalizzarli, eluderli, stigmatizzarli o di limitarne la portata
fino a soffocarli del tutto. In ordine cronologico, l’ultimo dei tanti tentativi di
contenimento del fenomeno – intensificatisi negli ultimi tempi del regime di Mubarak –
si è registrato con le misure stabilite dal governo nel 2009, in occasione dell’epidemia di influenza aviaria
(H1N1); misure che vietavano esplicitamente i mawlid, fra cui quello di Zaynab
al Cairo, in quel momento in corso di organizzazione. Benché il divieto fosse
apparentemente giustificato da ragioni sanitarie, l’impressione è che, per il governo
repressivo di Mubarak, il rischio «epidemia» abbia rappresentato soprattutto
un pretesto per interdire assembramenti in grado di destare ben altri timori rispetto
alla sola paura del contagio.
Domaines
Géographie
Origine : Accord explicite pour ce dépôt
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